Alfredo non deve morire

Un approfondimento di Radio Tandem dalle parole dell’avvocato Flavio Rossi Albertini

«Sono condannato in un limbo senza fine, in attesa della fine dei miei giorni. Non ci sto e non mi arrendo. Continuerò il mio sciopero della fame per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo ostativo fino all’ultimo mio respiro».  
Alfredo Cospito

Podcast: Alfredo non deve morire!
L’audio sarà ascoltabile dopo la diretta radiofonica di martedì 31 gennaio, dalle 9:30 su Radio Tandem

Alfredo Cospito, anarchico in carcere da dieci anni per il ferimento dell’amministratore delegato di Ansaldo Nucleare Roberto Adinolfi in seguito al disastro ambientale nucleare di Fukushima, e dal maggio 2022 in regime detentivo di 41 bis, è in sciopero della fame dal 20 ottobre scorso, ormai da più di 100 giorni,  per l’abolizione del 41 bis e dell’ergastolo.

Il regime del 41 bis è stato creato come strumento di lotta alla mafia per impedire i contatti di detenuti di particolare pericolosità con la loro organizzazione mafiosa di appartenenza, generalmente altamente gerarchizzata, ed evitare comandi esecutivi che dal carcere potessero raggiungere la base dell’organizzazione. Negli ultimi anni il suo uso, da dispositivo eccezionale e limitato, si è andato sempre più  diffondendo, in un aggravamento generalizzato delle condizioni di detenzione, sino a colpire contro ogni logica un’individuo anarchico, Alfredo Cospito appunto, che appartiene a quanto di più lontano possa pensarsi sia idealmente che materialmente ad un’organizzazione di stampo mafioso, gerarchica e piramidale.

Essere sottoposti al regime previsto dall’art. 41 bis significa esser esclusi da ogni possibilità di corrispondenza, avere limitazioni estreme all’ora d’aria, sorveglianza continua, limitazione o eliminazione dei colloqui con i familiari, controllo della posta, limitazione di oggetti in cella come penne, quaderni e libri.  Significa trascorrere tutta la giornata in un loculo di cemento di pochi metri quadri, nell’immobilità più assoluta, in uno stato di privazione sensoriale devastante per la psiche di qualsiasi individuo umano.

Nato negli anni Ottanta dello scorso secolo, lo scopo del regime di 41bis cui oggi sono sottoposti più  di 700 detenuti in Italia è uno strumento di ricatto per spingere i detenuti e le detenute alla collaborazione con la magistratura e si fonda su una pratica di vera e propria tortura.

LIBERTA’ DI STAMPA, COSPITO E 41 BIS: VENERDì 27 GENNAIO I MEDIA INDIPENDENTI INSIEME PER UNO SPECIALE RADIOFONICO
Libertà di stampa, Cospito e 41 bis: Lo speciale del 27 gennaio realizzato da Radio Onda d’Urto, Radio Popolare, vari emittenti e media indipendenti

L’ergastolo, assimilabile in tutto e per tutto alla pena di morte, è invece l’istituto con il quale lo Stato prende possesso del corpo di un individuo, arrogandosi la prerogativa di decidere discrezionalmente se, come e quando restituirgliela attraverso la “libertà condizionale” per “buona condotta”, senza che questi possa venire a conoscenza dei tempi e dei modi del suo eventuale rientro nel consesso sociale. Al netto della inumanità di una punizione a vita, che cancella nell’individuo le idee stesse di “speranza” e di possibile reinserimento nella comunità, l’ergastolo è incompatibile con l’idea di “rieducazione” del condannato.

Per protestare contro ergastolo e 41 bis Alfredo Cospito sta utilizzando l’unica arma di cui dispone nel carcere di Sassari,  ovvero il suo corpo, attraverso uno sciopero della fame che sta mettendo a rischio la propria esistenza.

Di questi temi si è discusso nella serata pubblica svolta Venerdì 13 Gennaio nella sala Filarmonica di Rovereto con l’avvocato Flavio Rossi Albertini, di cui riportiamo integralmente il ragionamento introduttivo.


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Non si può morire di freddo

Nella mattinata di sabato 17 Dicembre si è tenuto nel centro di Bolzano un corteo per ricordare l’assurda morte di Moustafa Abdelaziz che nella notte tra l’8 e il 9 Dicembre è venuto a mancare a causa del freddo, sotto un cavalcavia ferroviario dove aveva trovato un rifugio di emergenza per passare la notte. Il corteo ha visto la partecipazione di circa trecento persone e una composizione piuttosto mista: erano presenti persone di ogni età e genere, con una buona presenza di uomini e donne dal background migratorio, principalmente egiziane, il paese dal quale Moustafa proveniva.

Podcast: Non si può morire di freddo

Nota costante del corteo sin dalla partenza in Piazza Università e ribadita negli incessanti e variegati interventi che si sono susseguiti al megafono è stata il fatto di esprimere la rabbia, l’indignazione, e la tristezza per quanto accaduto. Che nei giorni in cui la piazza principale della città si trasforma in una delle vetrine dello sfarzo e del consumo sfrenato, voltato l’angolo, ci siano persone, ragazzɘ, famiglie intere che muoiono di freddo è disumano da un lato, e intollerabile dall’altro. Come se la morte, quando allontanata dalla vista, al di là del teatrino dei mercatini con la loro fantasia del consumo e il sogno dell’abbondanza, sotto un ponte ferroviario, negli argini dei fiumi o sotto i ponti dell’autostrada, sia meno morte. Intollerabile e dilaniante che questo accada nell’indifferenza delle stesse istituzioni pubbliche, per cui di tuttɘ, che, nonostante i continui richiami delle associazioni, la loro lotta quotidiana con un sistema d’accoglienza fatto di numeri anziché di persone, attribuiscono valore solo ad alcuni, ovvero a se stessi.
Una questione di classe, i ricchi e benestanti. E di razza, quella bianca.

Intollerabili gli sgomberi dei giacigli di fortuna, degli accampamenti abusivi, senza offrire un’alternativa, a voler toglier quel nulla che per i più poveri può esser di vitale importanza, il filo su cui è appesa la propria esistenza. Intollerabile che venga negata l’accoglienza con i posti letto in luoghi al caldo vuoti. Assurdo morire per strada, di freddo, con gli appartamenti sfitti e i palazzi vuoti, e come una società incivile possa essere indifferente a tutto questo.

Il corteo è stato un’occasione per ricordare e ribadire i problemi di una città come Bolzano, la città più ricca d’Italia, e proprio per questo la più disumana. Perché è bene ricordare che nel sistema economico in cui viviamo la ricchezza non piove dal cielo, ma è sempre frutto di razzìa, e che la crisi in cui viviamo, l’emergenza, non è mai l’eccezione, ma la regola.

Questi e altri i temi degli interventi che si sono susseguiti nel corteo “Non si può morire di freddo” del 17 Dicembre 2022 e che potete ascoltare e riascoltare in questo podcast.


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